La ragazza di mio figlio è una giovane universitaria
graziosa e indipendente. E’ una ragazza sportiva e con grandi passioni di
uguaglianza, solidarietà, pace.
Il 15 giugno 2013, verso le 22, si recava con mio figlio presso
un negozio di alimentari accanto a casa. Dovevano acquistare un paio di
mozzarelle per la pizza e il latte per la mattina dopo.
Quando sono rientrati a casa, la ragazza mi dice: ”Sai, il
proprietario del negozio mi ha sgridata…!” La guardo stupita, poi guardo mio
figlio, e poi chiedo: “Ma…. In che senso?”.
Mi raccontano che, mentre erano nel negozietto semivuoto a
cercare latte e formaggi, lei aveva apostrofato mio figlio con una frase tipo: “Guarda,
i coni al cioccolato… Posso prenderli??”, e, prima che il ragazzo potesse
risponderle, il commerciante di origine pakistana era intervenuto: “Ma come? Tu
chiedi se permesso? Tu non deve chiedere permesso, se tu vuole i gelati tu puoi
certo prendere, no? Tu devi fare come vuole, no? Tu libera, no?”.
Magnifico.
Un signore pakistano che è arrivato 15 anni fa, che ha certo
più di 50 anni, che viene da una cultura dove le donne non sono sempre
considerate indipendenti, che ha allevato figli e figlie e che ha pensato,
elaborato, al punto da fare un libero commento a una libera ragazza su una sua
libera scelta. Che commenta il fatto che non debba chiedere il permesso o i
soldi al suo ragazzo, che può autonomamente gestire le sue scelte.
Sono certa: lui non ha pronunciato quelle parole per vendere
due coni in più. Lui ha ragionevolmente testimoniato una sua nuova
consapevolezza, una acquisizione culturale di intravista parità, stima,
considerazione e autonomia delle ragazze.
Salvando i valori e le credenze culturali profonde della sua
tradizione, ha tuttavia abbracciato una mentalità rinnovata.
15 anni di italiane che fanno la spesa nel suo negozio, di
libere donne gentili e indipendenti, di donne sobrie, stimabili, di brave donne
che cucinano e lavorano, l’ha aperto a un possibile comportamento di rispetto
ed emancipazione.
Questa storia mi è piaciuta, ed è piaciuta alla ragazza di mio figlio: le ha dato fiducia e un nuovo senso di appartenenza. La pubblico qui, perché non “passino”
solo le storie di chiusura e di conflitti.
Questa storia, è una delle “tante piccole” esperienze che, alla fine,
fanno “assai”.
[Alessandra Lazzari]