domenica 30 giugno 2013

Il commerciante pakistano e la ragazza



La ragazza di mio figlio è una giovane universitaria graziosa e indipendente. E’ una ragazza sportiva e con grandi passioni di uguaglianza, solidarietà, pace.

Il 15 giugno 2013, verso le 22, si recava con mio figlio presso un negozio di alimentari accanto a casa. Dovevano acquistare un paio di mozzarelle per la pizza e il latte per la mattina dopo.
Quando sono rientrati a casa, la ragazza mi dice: ”Sai, il proprietario del negozio mi ha sgridata…!” La guardo stupita, poi guardo mio figlio, e poi chiedo: “Ma…. In che senso?”.

Mi raccontano che, mentre erano nel negozietto semivuoto a cercare latte e formaggi, lei aveva apostrofato mio figlio con una frase tipo: “Guarda, i coni al cioccolato… Posso prenderli??”, e, prima che il ragazzo potesse risponderle, il commerciante di origine pakistana era intervenuto: “Ma come? Tu chiedi se permesso? Tu non deve chiedere permesso, se tu vuole i gelati tu puoi certo prendere, no? Tu devi fare come vuole, no? Tu libera, no?”.

Magnifico.
Un signore pakistano che è arrivato 15 anni fa, che ha certo più di 50 anni, che viene da una cultura dove le donne non sono sempre considerate indipendenti, che ha allevato figli e figlie e che ha pensato, elaborato, al punto da fare un libero commento a una libera ragazza su una sua libera scelta. Che commenta il fatto che non debba chiedere il permesso o i soldi al suo ragazzo, che può autonomamente gestire le sue scelte.

Sono certa: lui non ha pronunciato quelle parole per vendere due coni in più. Lui ha ragionevolmente testimoniato una sua nuova consapevolezza, una acquisizione culturale di intravista parità, stima, considerazione e autonomia delle ragazze.
Salvando i valori e le credenze culturali profonde della sua tradizione, ha tuttavia abbracciato una mentalità rinnovata. 

15 anni di italiane che fanno la spesa nel suo negozio, di libere donne gentili e indipendenti, di donne sobrie, stimabili, di brave donne che cucinano e lavorano, l’ha aperto a un possibile comportamento di rispetto ed emancipazione.  

Questa storia mi è piaciuta, ed è piaciuta alla ragazza di mio figlio: le ha dato fiducia e un nuovo senso di appartenenza. La pubblico qui, perché non “passino” solo le storie di chiusura e di conflitti.
Questa storia, è una delle “tante piccole” esperienze che, alla fine, fanno “assai”.

[Alessandra Lazzari]

Nessun commento:

Posta un commento