Una storia incredibile.
Ma, mostruosamente, vera.
Anno 2010. La ragazza era russa.
Minorenne. Si prostituiva.
Era arrivata a Bologna con un giro di
sfruttatori, senza sapere, diceva lei, cosa l’aspettasse. Vero o no, a un certo
punto era approdata ad una associazione
per imparare un poco d’italiano. Lì, aveva conosciuto un gruppo di donne
“normali”, con un lavoro per bene – da badante ad avvocatessa, addirittura – e
figli, a volte, o genitori da rendere orgogliosi, o un progetto di vita, o un
amore….
Avevano tutte le età, e tutte le esperienze,
e provenivano da tutti i paesi del mondo: e lei, un po’ di amicizia l’aveva
fatta.
Al punto che, per farla uscire dal
“giro”, l’avevano coinvolta in un progetto dei servizi sociali per i minori non
accompagnati. Ospitata in casa-famiglia, guardata a vista, supportata.
Aveva fatto un corso di formazione,
aveva preso un attestato. Una piccola riqualificazione, una scommessa vinta con
se stessa.
Poi, è diventata maggiorenne.
Espulsa dalla casa per minori. Ebbene
sì, RIMESSA IN STRADA.
“E’ maggiorenne”, dicevano le assistenti
sociali, “Non è più affar nostro”. Con l’immancabile: “Non possiamo farci
niente”…..
La ragazza è sparita. Non sappiamo più
nulla di lei.
Perse, anche noi, nel vortice delle
emergenze, dei bambini, dei disoccupati, dei malati. L’abbiamo lasciata
scivolare via dalle nostre giornate. E, prese dalla precarietà del nostro
stesso lavoro, delle esigenze dei nostri figli, dei nostri anziani, abbiamo
dovuto – voluto? – guardare altrove. Per incuria, sfinimento, esasperazione. Facendo
del nostro meglio, che non è mai abbastanza.
Come dicevo: la ragazza è sparita. Oggi,
non sappiamo più nulla di lei.
(Alessandra Lazzari)
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