domenica 28 aprile 2013

Dominazione e potere in controsenso alla dignità

Annichilamento e distruzione lentamente stanno riducendo i territori dei più antichi abitanti delle nostre terre sudamericane: i nostri indigeni, il “fratello minore” (come loro chiamano l’uomo bianco) non si ferma nella sua corsa per sfruttare la ricchezza che emana dalle loro terre: ci sono risorse energetiche, minerali ed ambientali che in certi casi fanno parte di quello che nel 1890 il governo colombiano ha definito come “territori indigeni protetti”: proprietà collettiva con giurisdizione propria, per questo motivo sono costantemente minacciati.

La popolazione indigena in Colombia rappresenta il 2,74%, sono circa 1.378.884 abitanti, il 49,6% sono donne e il 50,4% sono uomini, abitano in 30 delle 32 regioni di tutto il paese, lo stato colombiano ne riconosce solo 86 popoli dei 102 dichiarati dalla ONIC Organizzazione Nazionale Indigena Colombiana, sono 642 riserve indigene, sessantasei lingue ed altrettante in pericolo di estinzione. Questi popoli sono un patrimonio storico, per loro la terra è la madre, dove ha origine la vita e da quella dipende la loro esistenza. Il conflitto armato che vive la Colombia ha portato con sé la militarizzazione di quasi la totalità dei loro territori. " La violenza sessuale contra le donne indigene è in continuo aumento: costituisce una strategia di guerra orientato a umiliare il nemico distruggendo la loro dignità, le incursioni nelle loro terre da parte di gruppi armati scatena stupri, prostituzione, schiavitù sessuale ed esecuzion"i.

Poche volte si aprono inchieste per cercare di punire i colpevoli e alla fine sono le stesse donne ad essere incolpate, ancora oggi l’impunità ha la meglio. Queste aggressioni da parte dei diversi protagonisti del conflitto armato non sono denunciate oppure sono dichiarate solo all’interno delle comunità indigene, essere vittima di queste violenze causa molte volte l’isolamento da parte della comunità non solo per le donne ma anche per le loro famiglie, è violentare anche l’onore dei parenti delle donne.

La Corte Costituzionale colombiana nel 2008 chiedeva al Fiscale Generale della nazione di adottare delle misure al fine di accelerare le investigazioni delle denuncie fatte per le diverse comunità indigene dato che fino a quel momento la Commissione Interamericana di Diritti Umani aveva costatato la poca attenzione da parte della giustizia ordinaria. C’è una costante: la discriminazione contra le donne indigene.  Donne indigene o no sono cittadine, individui e queste distinzioni da parte delle autorità fanno sì che aumenti ancora di più la violenza di genere.

La ONIC Organizzazione Nazionale Indigena Colombiana è un progetto politico e organizzativo di carattere nazionale che costituisce una scommessa dei popoli indigeni colombiani per la difesa e protezione dei loro diritti collettivi e culturali nei principi del movimento indigena: unità, terra, cultura e autonomia. Nel mese di maggio 2012 la ONIC ha intrapreso diverse iniziative con un emblema: “el cuerpo de las mujeres no es botìn de guerra” (il corpo delle donne non è bottino di guerra), in uno dei loro informi ci sono delle testimonianze reali che superano il peggiore degli incubi.

La violenza contra le donne indigene è diventata abituale, estesa, sistematica ed invisibile nel contesto del conflitto colombiano.

Le donne indigene colombiane appartenente alla ONIC e le diverse organizzazioni per la difesa dei Diritti Umani presso la ONU chiedono un governo in grado di rispettare l’autonomia dei diversi popoli che possa anche garantire una giustizia con uno sguardo etnico e di genere per riuscire a creare programmi mirati all’implementazione di politiche di formazione, educazione e sostegno psicologico, dal contesto culturale a quello spirituale per la creazione di strategie comunitarie antiviolenza.

(Jhoana Ostos Tavera)

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