I racconti delle donne immigrate sul proprio vissuto sono un privilegio
che loro ci concedono in un rapporto di fiducia - condizione
indispensabile per un lavoro assieme.
SONO STORIE – COME TANTE ALTRE – SOPRATTUTTO DI VIOLENZA
ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA – FRA LE MURA DOMESTICHE
…. e se togliamo il riferimento ai
Paesi e a qualche nota di costume tipica di quel territorio, diventano storie
di donne di QUALSIASI paese del mondo.
Tutte uguali – tutte diverse
violenza sul
loro corpo DI DONNA
“tanto amato tanto offeso “.
“tanto amato tanto offeso “.
Nessuna delle amiche immigrate è nominata nelle storie col suo vero nome – volutamente abbiamo
preferito non coinvolgerle in prima persona in questo progetto, e
proteggerle da una visibilità ancora troppo forte per loro.
- Nawal
Mio marito mi ha sempre amata moltissimo –
fin dalla prima volta che mi ha vista al mio paese –
Io avevo 13 anni e lui quaranta.
Lui italiano musulmano, venuto in Egitto per lavoro -
Io ero molto innamorata di lui – ci siamo sposati che
avevo 16 anni –
Per me sposare lui- biondo con gli occhi
azzurri- - e uscire dalla povertà della mia famiglia, venendo
in Italia, era un meraviglioso SOGNO
PER ME—LUI ERA UN MITO -- UN AMICO-- UN FRATELLO
--UN PADRE--OLTRE CHE UN MARITO
Lui continuava ad amarmi infinitamente - giurandomi che sarei stata la sua unica donna
.la sua bimba – sposa
Io dipendevo in tutto da lui …ma ero felice.
Pensavo fosse la condizione normale.
A dire il vero mi faceva fare la signora.
Ma un bel giorno - sempre amandomi infinitamente
( così andava sostenendo ) ha pensato bene di innamorarsi di un’altra donna
Come da tradizione musulmana - mi ha chiesto il
permesso di sposarla e di portarla a vivere nella nostra casa con
noi e i nostri 2 figli …
Mi sono sentita offesa- tradita – umiliata
- annullata
--- io non avrei dato mai il consenso ad un
altro matrimonio - piuttosto ero disposta a separarmi da lui e a
rimanere sola con i figli ….
Ho vissuto lunghi abbandoni…. Il disagio dei
bambini – i commenti non belli di chi ci conosce.. IL SUO
PENTIMENTO, LE SUE LACRIME …
Viviamo ancora assieme –
Lui cerca di essere gentile con me, e la situazione è
più tranquilla ma dentro di me si è rotto qualcosa che non so se
riuscirò mai a ricomporre
In un certo senso però mi sento più forte – come
se fosse venuta fuori la mia parte migliore -- senza offendere la mia dignità –
mi sento cresciuta improvvisamente
Ho cercato un lavoro.
ADESSO - esco DA CASA al mattino presto
per andare a lavorare e incontro molta gente
Ho scoperto che avere i soldi miei e stare
con le altre donne dà più forza e sicurezza.
- Kadija
Mi diceva che era innamorato di me- che mi
amava e che in Italia ci sarebbe
stata ad aspettarmi una bella casa e tante tante altre comodità.
Anche lui mi piaceva- mi sembrava un uomo
sincero, per questo ho acconsentito alle nozze, anche se la mia
famiglia non era molto d’accordo—
Pensavo che l’amore mi avrebbe riparata da ogni
pericolo
Ha cominciato a picchiarmi da subito—appena arrivati
in Italia in uno sperduto paesino dell’Appennino bolognese
Ero sola - senza amici né vicini di casa
Sola tutto il giorno e quando lui tornava dal lavoro
mi picchiava
Mi picchiava per ogni cosa che dicevo-
che facevo
Il cibo che preparavo non era mai buono per lui
Volevo ritornare al mio paese … ma la mia
famiglia di origine non era disposta a riprendermi
E lui continuava a picchiarmi – senza alcun
timore di Allah
Non avevo con chi parlare, non conoscevo la lingua
italiana … ero sola tutto il giorno…
Lui ritornava dal lavoro e mi picchiava come fossi io,
la causa di tutti i mali
Dei giorni non bastavano le botte – c’era anche la
volontà di umiliarmi, di farmi morire –
Quando trascinandomi per i capelli mi costringeva a
baciargli i piedi o a lavarglieli
Come facevano suo padre e ancora prima di suo
padre- suo nonno… in Palestina.
Dopo le botte- ad accompagnare me sanguinante - al
pronto soccorso- era lui stesso
LUI- MEDICO VENUTO IN ITALIA PER LAUREARSI IN
MEDICINA E POTERE SERVIRE MEGLIO LA NOSTRA AMATA TERRA
Io ai medici non dicevo mai la verità –
inventavo che ero caduta dalle scale o che avevo
sbattuto contro un mobile-
Non ho mai sporto denuncia … lo coprivo perché lui era
il padre dei miei figli…
Poi siamo venuti a Bologna
Lui continuava a picchiarmi – a rifiutare la figlia
femmina – a fare lunghe assenze da casa – e quando ritornava anche
ubriaco riprendeva a picchiarmi - un giorno è venuto a letto con un
coltello.
Vivevo nel terrore
Un bel giorno è andato via da casa definitamene --- senza
spiegazione
Ha chiesto la separazione senza neppure
informarmi
Adesso siamo divorziati – è scomparso del tutto- non
pensa ai figli – non manda i soldi – stabiliti dal tribunale per gli
alimenti
Io sono sola con i miei figli-
ho difficoltà materiali ma ALMENO
NON VIVO Più NEL TERRORE
– Però è come se avessi un vuoto dentro
……
QUELL ’UOMO MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Abbiamo scritto la mia storia così::
-
Per le continue botte senza motivo -
-
Quando spariva per lunghi periodi .
-
Quando tornava a casa ubriaco trattando male anche i bambini –
-
Quando mi impediva di ritornare in Tunisia per rivedere i miei
…
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando ha venduto la nostra casa in Tunisia senza dirmi nulla
Quando ha chiesto la separazione in Tunisia senza informarmi
Quando spariva lasciandomi per cercare altre donne
Quando non voleva darmi i soldi per la spesa
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Avendomi portata in Italia con la promessa di una vita migliore
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando al pronto soccorso dichiaravo
che ero scivolata dalle scale
che ero inciampata contro un mobile
che non avevo visto il tavolo
… MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando è sparito lasciandomi senza soldi e con i bambini da curare
Sola
In un paese straniero
- Zorha
SIAMO ARRIVATI DA QUALCHE ANNO IN Italia .
io sedicenne – i miei tre fratelli adulti e mio padre
Mia madre è rimasta in Tunisia con i bambini
piccoli
Mio padre, ad un certo punto, ha cominciato ad avere
premure particolari per me … di notte mi raggiungeva nel mio letto
Mi ha costretta ad avere rapporti con lui …. Violando il mio corpo adolescente, anche con la
promessa che avrebbe chiamato un ragazzo dalla Tunisia e che adoperandoci
noi a fargli
avere il permesso di soggiorno – lui mi avrebbe sposata e tutto si sarebbe
messo a posto
Ero disperata
..i miei fratelli fingevano di non vedere-e di non sentire –
ne ho parlato con il mio ragazzo, siciliano, ma - forse per paura- mi
ha lasciata subito
Ero disperata e sempre più sola
Finalmente h o trovato la forza di parlarne con una assistente sociale che
mi ha accompagnata a sporgere la denuncia
Mi sentivo anche in colpa …. Allora ho cercato appoggio in mia madre
Le ho telefonato e le ho raccontato tutto- per tutta risposta lei mi
ha detto di
RITIRARE LA DENUNCIA –
CHIEDERE SCUSA A MIO PADRE
E CHE SE LUI FOSSE STATO ARRESTATO LEI E I BAMBINI –- SAREBBERO MORTI DI
FAME SENZA ALTRA FONTE DI SOSTENTAMENTO
I servizi sociali mi hanno allontanata da mio padre-
adesso vivo in una comunità dove qualcuno si occupa di me –
Studio e frequento una borsa lavoro
Nessuno abusa di me ma non sono serena –
Sento delle macerie dentro di me – come se fossi segnata per sempre –
IL FUTURO MI SPAVENTA
Riaffiorano vagamente- anche ricordi della mia infanzia … in
Tunisia
… storie di uomini che abusavano delle figlie e che arrestati
venivano condotti in prigioni particolari… in sotterranei – isolati dagli
altri detenuti perché si erano macchiati delle azioni più terribili: distruggere
la vita dei propri figli
- Ighes
Non avevo scelta : o fare morire di fame i miei tre figli o venire in
Italia
La vita in Eritrea è difficilissima : la guerra – la miseria
Io ero infermiera nell’esercito regolare --- a tutti gli effetti sono stata
una militare – a volte ho anche impugnato le armi
In Italia faccio la badante – E NEL GIORNO LIBERO per guadagnare un
altro poco di soldi vado a stirare in casa di una signora
Mando tutto il mio guadagno in Eritrea- riuscendo a sfamare la mia famiglia
– mio padre le mie sorelle e altri parenti
In pratica VIVO MURATA NELLE CASE ITALIANE
Lontana dai figli che stanno crescendo senza di me , deprivata da ogni
affettività
MIO MARITO MI CHIEDE SOLDI IN CONTINUAZIONE
Lui pensa che se mando 1000 € al mese- alla famiglia io ne guadagno
molti ma molti di più –
Io pensando di fare stare meglio i miei figli, mandavo in
Eritrea tutto quello che guadagnavo – PRIVANDO ME STESSA DI OGNI COSA
MIO MARITO ?
Non solo non si preoccupa della mia solitudine. e della mia
sofferenza
si permette di farmi scene di gelosia per telefono e di… chiedermi
sempre più soldi
….– mi sento una mucca da mungere
Adesso ho saputo che con i miei soldi si diverte
con altre donne.
Avrei dovuto immaginarlo
Sono avvilita
Del resto anche in ITALIA I MIEI PAESANI CERCANO LE
DONNE ERITREE SOLO PER I SOLDI CHE QUESTE GUADAGNANO
IO PENSO- SINCERAMENTE - CHE GLI UOMINI SIANO INAFFIDABILI IN TUTTE
LE PARTI DEL MONDO
- Fouzia
Non avevo ancora dodici anni quando le famiglie decisero che avrei dovuto
sposare un uomo che mi avrebbe fatto vivere una vita migliore a
Casablanca
Io giocavo ancora con le caprette , aiutavo la mia mamma
e le mie sorelle a raccogliere i frutti della terra , a fare il pane, a
tessere i tappeti …
Per me tutto era un gioco. coccolata dall’amore dei miei
Non sapevo cosa mi sarebbe successo sposandomi
Sentivo che se avessi lasciato la mia casa, la mia famiglia, i miei
animali sarei potuta morire
Avevo molta, ma molta paura
Si fecero le nozze ugualmente e mi condussero nella casa del mio “ sposo “
Piangevo-
ero atterrita
e in quella prima notte di notte mi consolai portandomi a letto
un grosso coltello da cucina con il quale minacciavo mio marito. Se si fosse
avvicinato a me e mi avesse toccata l’avrei accoltellato …
Così , tutte le notti, per una settimana- nello strazio della mia
angoscia ….
….. lui fu paziente, sorrideva - mi disse soltanto che se volevo
così, mi avrebbe ricondotta dalla mia famiglia
Sapevo quale vergogna sarebbe stata per me e per tutto il mio
villaggio – essere “ri-consegnata “ alla famiglia di origine
NON VOLEVO CHE LA MIA FAMGLIA SOFFRISSE PER ME
RIMASI CON IL MIO SPOSO – IO BIMBA DI 12 ANNI CHE VOLEVA ANCORA GIOCARE….
Ho cinque figlie FEMMINE un figlio maschio ed una
nipotina che sono tutta la mia vita
Sono felice che le mie figlie abbiano un destino
diverso dal mio
- Mariam
Evoco ricordi, sensazioni : la mia adolescenza e la mia giovinezza ,
la mia casa
con i suoi odori, il senso di sicurezza che mi
infondeva .
La mia nonna e la mia mamma. Bellissime.
La loro femminilità nella loro bellezza.
Senza artifizi. Spontanea.
La ricerca della luminosità, della morbidezza, l’ henne la pianta del
paradiso, come alimentare la bellezza delle donne in modo naturale e poi
il matrimonio i preparativi sul mio corpo … Il giorno più bello della mia vita.
Anche se mi sono sposata per volere dei miei genitori.
La mia giovinezza: nostalgia e tenerezza- mancanza di libertà e divieti.
Rimproveri regole rigide e poi morbidezza luminosità, pelle morbida ,
mani decorate con l’henna , amiche, amore, affetti e spensieratezza …
Sono una ragazza che vuole correre, divertirsi, ho la mente libera, non ho
pensieri.
Divieti si. Come vestirmi – come camminare- cosa non fare .
Cerco il ritmo per la mia vita.
Non so ancora come possa trovarlo.
Devo stare attenta a non lasciarmi schiacciare, a non fare indigestione di
sollecitazioni .
Rischio di vivere nel turbine
Devo trovare il ritmo
Voglio essere bella come la mia mamma
non ci riuscirò mai
lei è bellissima
elegantissima
raffinatissima
Sento che non potrò mai eguagliarla
Ma le mie figlie no – loro devono avere il potere sul loro corpo- Non
negarsi la bellezza
Se lo smalto colorato è un loro desiderio a loro compro smalti di dieci
colori diversi , uno per ogni unghia delle mani --I divieti che ho avuto
io non devono ricadere anche su di loro
Io sento che alcune parole ormai mi appartengono : libertà, amicizia, amore, felicità, possibilità di scegliere.
Le mie radici sono anche quelle delle mie figlie ma le loro si intrecciano
con la mia trasformazione.
Io sono tutto quello che ho vissuto e lo porgo loro perché siano più
consapevoli, più ricche,come persone e più felici di me --Anche a
loro appartengono : la morbidezza, la tenerezza - delle mamme, delle nonne
,delle amiche, - il piacere dell’hammam , l’hennè naturale , strumento della tradizione
o lo smalto per unghie ritrovato moderno,- i canti, i suoni, i
sapori che sono stati miei e
prima ancora di me, della mia mamma
e ancora prima di lei della mia nonna ….
Le
radici non si recidono – sono il nostro passato e senza passato non ci può
essere futuro -
Cerco il ritmo , il senso di appartenenza …posso non avere la mamma
vicina , la nonna o le sorelle e i fratelli .. Posso
ri-collocarmi, trovare un altro senso di appartenenza , altri scopi
nella vita
ma forte rimane sempre in me il bisogno di
“comunità includente “ di cui essere parte attiva
Il tempo passa … io cerco il ritmo.
- Karima
Il nostro cammino migratorio è un po’ difficile , come quello di
tutti gli immigrati, a cominciare dal fatto che in Italia la mia laurea
non viene riconosciuta e così tutti I MIEI STUDI SONO
AZZERATI ED IO NON RIESCO A TROVARE LAVORO
Però nonostante le difficoltà, penso di essere
fortunata ho una splendida famiglia - un marito che mi capisce e mi sostiene
anche in questa impresa dell’associazione e due bambini bellissimi,
invece prima in Marocco tante mie amiche le facevano sempre visitare perché non
si sposavano, e ci sentivamo in trappola.
Anni fa ho conosciuto delle donne italiane che sono diventate mie amiche e
assieme abbiamo deciso di costituire una associazione di donne native e
migranti – appunto
ANNASSÎM che in arabo significa ARIA FRESCA DEL
MATTINO
---Questo nome l’abbiamo pensato perché vogliamo una ventata di
aria fresca e pulita
per ri-cominciare la mia nuova vita in Italia
e per la vita di tutte le donne della nostra associazione che si impegnano contro l’ignoranza e
l’esclusione sociale delle donne migranti .. Questo in Marocco sarebbe
molto difficile. Nel tempo libero ho scritto delle poesie, le mie amiche
italiane mi hanno aiutato a pubblicarle e leggerle, ero tutta contenta e le ho
mandate ai miei fratelli in Marocco, con la mia foto che hanno pubblicato sul
giornale mentre leggevo. Mio fratello mi ha chiamato e mi ha detto: “Tu non sei
mica andata in Italia per leggere le poesie”….
Il mio corpo non è stato violato, ma la mia anima non riesce mai a volare.
- Afef
Mio marito mi telefona quando torna dal lavoro, fa i turni, a volte alle 10
di mattina finisce, a volte alle 5 di pomeriggio. Se non ci sono, in casa, mi
telefona. Stiamo in 7 nel bilocale del Comune, ho 5 figli, e lui mi telefona e
mi dice di tornare. Se è mattina ho solo i due figli piccoli, due maschi, se no
il pomeriggio li ho tutti quanti – ma magari qualcuno se lo prende una vicina,
perché sono tutti alle elementari e me li portano a casa per aiutarmi. Quando
lui chiama, so cosa devo fare. Lui mi vuole a casa perché ha le sue esigenze di
uomo e ha voglia e allora mettiamo i bambini davanti alla tv e andiamo
nell’altra stanza o anche nel bagno e lui mi fa quello che deve fare e poi io
sono libera e vado avanti con la giornata. In Italia sto bene perché c’è sempre
da mangiare. Non so leggere e scrivere ma parlo abbastanza bene perché non vado
solo ai negozi islamici ma anche un po’ a delle scuole gratis di italiano dove
si può stare anche coi bambini, come Annassim. Le italiane sono strane, mi
fanno un po’ ridere e un po’ paura, a mio marito non piacciono e non vuole
proprio sempre che le incontri, a volte non vuole e sto a casa. Mio
marito non vuole che prenda la pillola.
9. Sanha
I miei genitori sono marocchini ma io sono italiana ,
sono nata ad Imola e i miei amici sono italiani e marocchini : sono
gli amici della scuola materna .
Io ho cinque anni , mi piacciono molto i
miei compagni e le mie compagne , con loro mi diverto scherzo, gioco e le
maestre ci fanno fare dei giochi bellissimi.
Con Luca un bambino con cui gioco sempre
abbiamo imparato a scrivere le prime letterine dell'alfabeto italiano .
lui mi aveva detto che stavo diventando brava a
scrivere e a parlare l'italiano, così gli ho dato un bacino sulla guancia e gli
ho regalato un bel disegno su un bigliettino di carta colorata e poi gli
ho scritto anche TI AMO
- io quella frase la sento sempre in televisione
quando ci sono dei films in italiano, oppure scenette anche nella tv
marocchina come M2
ero molto contenta , soprattutto dei miei
progressi e del riconoscimento avuto dal mio compagno Luca
così tornata a casa l'ho raccontato alla mamma .
Lei si è molto arrabbiata , mi dato uno schiaffo e per
due giorni non mi ha mandato a scuola dove mi diverto tanto. per punizione ..
Adesso, sono meno contenta, ma so che non
devo tradire la nostra religione : io sono musulmana e un uomo e una donna non
si possono toccare se non sono sposati. Lo dianche il Korano
10. Khaled
Mio figlio HA NOVE ANNI, è nato in Italia, io e mio
marito siamo tunisini.
Frequenta la quarta elementare , un giorno la maestra
chiama la madre - perchè il piccola aveva picchiato una compagna ... italiana
niente razzismo, niente antipatie personali, niente
dispetti, niente giochi fra bambini, soltanto la sua compagna di banco Sabrina
aveva voluto ringraziarlo con un bacetto per una caramella che lui le aveva
offerto.
L'aggressività eccessiva di Kaled non è una
colpa , il piccolo ha difeso con orgoglio la sua identità di musulmano.
La madre era orgogliosa di lui - si era
comportato da vero musulmano , non avendo accettato il contatto fisico
con la sua compagna di nove anni .
Tale pratica è concessa ad uomini e donne soltanto
dopo il matrimonio - lei ritiene che ispirandosi e seguendo i
principi del Corano la vita felice sia perfetta
Io sono italiana. Manca un racconto, una conclusione che avrebbe dovuto fare una donna
ceca, laureata in psicologia, venuta in Italia PER AVERE SPOSATO UN
ITALIANO DI CUI ERA INNAMORATA. E’ dovuta tornare d’urgenza al suo
paese per motivi familiari … Noi non ci sentiamo di scrivere la sua
storia, che lei avrebbe voluto raccontare con il suo italiano incerto ma anche
con la forte emozione di chi ha subito violenza e sopraffazione. Ve ne abbiamo raccontate altre - e altre ancora ve ne racconteremo.....
Grazie della lettura - e arrivederci!
(Progetto editoriale a cura di Lella Di Marco e Alessandra Lazzari)
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