giovedì 4 aprile 2013

VuotE a perdere - CORPO DI DONNA – AMATO, OFFESO


Frammenti di storie che donne immigrate a Bologna ci hanno raccontato negli ultimi anni - in pomeriggi invernali passati a cucire, in percorsi di scrittura creativa, e anche durante un laboratorio polisensoriale sull’identità in transito. Confessioni, sfoghi, condivisioni.


            I racconti delle donne immigrate sul proprio vissuto sono un privilegio che loro ci   concedono in un rapporto di fiducia - condizione indispensabile per un lavoro assieme.
            SONO STORIE – COME TANTE ALTRE – SOPRATTUTTO DI VIOLENZA       ALL’INTERNO DELLA FAMIGLIA – FRA LE MURA DOMESTICHE …. e se togliamo il riferimento ai Paesi e a qualche nota di costume tipica di quel territorio, diventano storie di donne di  QUALSIASI paese del mondo. 
                                               Tutte uguali – tutte diverse
                                              violenza sul loro corpo DI DONNA  
                                                                                      “tanto amato tanto offeso “.

 
 
Nessuna delle amiche immigrate è nominata nelle storie col suo vero nome – volutamente abbiamo preferito non coinvolgerle  in prima persona in questo progetto, e proteggerle da una visibilità ancora troppo forte per loro.

 


  1. Nawal

Mio marito mi ha sempre amata moltissimo – fin  dalla prima volta che mi ha vista al mio paese –
Io avevo 13 anni e lui quaranta.
Lui italiano musulmano, venuto in Egitto per lavoro -
Io ero molto innamorata di lui – ci siamo sposati che avevo 16 anni –
Per me sposare lui- biondo con gli occhi azzurri-  - e uscire dalla  povertà della mia famiglia, venendo  in Italia,   era un meraviglioso SOGNO
PER ME—LUI  ERA UN MITO -- UN AMICO-- UN FRATELLO --UN PADRE--OLTRE CHE UN MARITO
Lui continuava ad amarmi infinitamente -  giurandomi che sarei stata la sua unica donna .la sua bimba – sposa
Io  dipendevo in tutto da lui …ma ero felice. Pensavo fosse la condizione normale.
A dire il vero mi faceva fare la signora.
Ma un bel giorno - sempre amandomi infinitamente  ( così andava sostenendo ) ha pensato bene di innamorarsi di un’altra donna
Come da tradizione  musulmana - mi ha chiesto il permesso di sposarla e di portarla a vivere  nella nostra  casa con noi e i nostri 2 figli …
Mi sono sentita offesa- tradita – umiliata - annullata
--- io non avrei dato mai il consenso ad  un altro matrimonio - piuttosto ero disposta a separarmi  da lui e  a rimanere sola con i figli ….
Ho vissuto  lunghi abbandoni…. Il disagio dei bambini – i commenti non belli di chi ci conosce..  IL SUO PENTIMENTO,  LE SUE LACRIME …

Viviamo ancora assieme –
Lui cerca di essere gentile con me, e la situazione è più tranquilla   ma dentro di me si è rotto qualcosa che non so se riuscirò mai a ricomporre
In un certo senso però  mi sento più forte – come se fosse venuta fuori la mia parte migliore -- senza offendere la mia dignità – mi sento cresciuta improvvisamente
 Ho cercato un lavoro.
ADESSO -  esco DA CASA  al mattino presto per andare a lavorare e incontro molta gente
Ho scoperto che avere i soldi miei e stare con le altre donne dà più forza e sicurezza.





  1.  Kadija

Mi diceva che era innamorato di me- che mi amava   e che in Italia ci sarebbe stata ad aspettarmi una bella casa  e tante  tante altre comodità.
Anche lui mi piaceva- mi sembrava un uomo sincero,  per questo  ho acconsentito alle nozze, anche se la mia famiglia non era molto d’accordo—
Pensavo che l’amore mi avrebbe riparata da ogni pericolo

Ha cominciato a picchiarmi da subito—appena arrivati in Italia in uno sperduto paesino dell’Appennino bolognese
Ero sola - senza amici né vicini di casa
Sola tutto il giorno e quando lui tornava dal lavoro mi picchiava

Mi picchiava per ogni cosa che dicevo-
che facevo
Il  cibo che preparavo non era mai buono per lui

Volevo  ritornare al mio paese … ma la mia famiglia di origine non era disposta a riprendermi
E lui  continuava a picchiarmi – senza alcun timore di Allah

Non avevo con chi parlare, non conoscevo la lingua italiana … ero sola tutto il giorno…
Lui ritornava dal lavoro e mi picchiava come fossi io, la causa di tutti i mali
Dei giorni non bastavano le botte – c’era anche la volontà di umiliarmi, di farmi morire –
Quando trascinandomi per i capelli mi costringeva a baciargli i piedi o a lavarglieli
Come facevano  suo padre e ancora prima di suo padre-  suo nonno… in Palestina.

Dopo le botte- ad accompagnare me sanguinante - al pronto soccorso- era lui stesso
LUI- MEDICO VENUTO IN ITALIA PER LAUREARSI IN MEDICINA  E POTERE SERVIRE MEGLIO LA NOSTRA  AMATA TERRA

Io  ai medici non dicevo mai la verità –
 inventavo che ero caduta dalle scale o che avevo sbattuto contro un mobile-
Non ho mai sporto denuncia … lo coprivo perché lui era il padre dei miei figli…

Poi  siamo venuti a Bologna
Lui continuava a picchiarmi – a rifiutare la figlia femmina – a fare lunghe assenze da casa – e quando ritornava  anche ubriaco  riprendeva a picchiarmi  - un giorno è venuto a letto con un coltello.
Vivevo nel terrore
Un bel giorno è andato via da casa definitamene --- senza spiegazione
Ha chiesto  la separazione senza neppure  informarmi

Adesso siamo divorziati – è scomparso del tutto- non pensa ai figli – non manda i soldi – stabiliti dal tribunale per  gli alimenti

 Io sono sola con i miei figli-
 ho difficoltà materiali  ma  ALMENO NON VIVO Più NEL TERRORE
–  Però è come se avessi un vuoto dentro
          ……              QUELL ’UOMO MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA

Abbiamo scritto la mia storia così::
-          Per le continue botte  senza motivo - 
-           Quando spariva per lunghi periodi .
-           Quando tornava a casa ubriaco trattando male anche i bambini –
-           Quando  mi impediva di ritornare in Tunisia per rivedere i miei …
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando ha venduto la nostra casa in Tunisia senza dirmi nulla
Quando ha chiesto la separazione in Tunisia senza informarmi
Quando spariva lasciandomi  per cercare altre donne
Quando non voleva darmi i soldi per la spesa 
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Avendomi portata in Italia con la promessa di una vita migliore
MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando al pronto soccorso dichiaravo
che ero scivolata dalle scale
che ero inciampata contro un mobile
che non avevo visto il tavolo
… MI HA UCCISA LASCIANDOMI VIVA
Quando è sparito  lasciandomi senza soldi e con i bambini da curare
Sola
In un paese straniero





  1. Zorha

SIAMO ARRIVATI  DA QUALCHE ANNO IN Italia .  io sedicenne – i miei tre fratelli adulti  e mio padre
Mia madre è rimasta in Tunisia  con i bambini piccoli
Mio padre, ad un certo punto, ha cominciato ad avere premure particolari per me … di notte  mi raggiungeva nel  mio letto
Mi ha costretta ad avere  rapporti  con lui …. Violando il mio corpo adolescente, anche con la promessa che avrebbe chiamato un ragazzo dalla Tunisia e che adoperandoci noi  a fargli
avere il permesso di soggiorno – lui mi avrebbe sposata e tutto si sarebbe messo a posto
Ero disperata
..i miei fratelli fingevano di non vedere-e di non sentire –
ne ho parlato con il mio ragazzo, siciliano, ma  - forse per paura- mi ha lasciata subito
Ero disperata e sempre più sola

Finalmente h o trovato la forza di parlarne con una assistente sociale che mi ha accompagnata a sporgere la denuncia
Mi sentivo anche in colpa  …. Allora ho cercato appoggio in mia madre
Le ho telefonato e le ho raccontato tutto- per tutta risposta lei  mi ha detto di
RITIRARE LA DENUNCIA –
CHIEDERE SCUSA A MIO PADRE
E CHE SE LUI FOSSE STATO ARRESTATO LEI E I BAMBINI –- SAREBBERO MORTI DI FAME SENZA ALTRA FONTE DI SOSTENTAMENTO

I servizi sociali mi hanno  allontanata da mio padre-
adesso vivo in una comunità dove qualcuno si occupa di me –
Studio e frequento  una borsa lavoro

Nessuno abusa di me ma  non sono serena –
Sento  delle macerie dentro di me – come se fossi segnata per sempre – IL FUTURO MI SPAVENTA
Riaffiorano  vagamente- anche  ricordi della mia infanzia … in Tunisia
… storie di uomini che abusavano delle figlie e che arrestati venivano  condotti in prigioni particolari… in sotterranei – isolati dagli altri detenuti perché  si erano macchiati delle azioni più terribili: distruggere la vita dei propri figli





  1. Ighes

Non avevo scelta : o fare morire di fame i miei tre figli o venire in Italia
La vita in Eritrea è difficilissima : la guerra – la miseria
Io ero infermiera nell’esercito regolare --- a tutti gli effetti sono stata una militare – a volte  ho anche impugnato  le armi

In Italia faccio la badante – E NEL GIORNO LIBERO  per guadagnare un altro poco di soldi vado a stirare in casa di una signora
Mando tutto il mio guadagno in Eritrea- riuscendo a sfamare la mia famiglia – mio padre  le mie sorelle e altri parenti
In pratica VIVO MURATA NELLE  CASE ITALIANE
Lontana dai figli che stanno crescendo senza di me , deprivata da ogni affettività
MIO MARITO MI CHIEDE SOLDI IN CONTINUAZIONE
Lui pensa che se mando 1000 € al mese- alla famiglia  io ne guadagno molti ma molti di più –
Io pensando di fare stare meglio i miei figli,  mandavo  in Eritrea tutto quello che guadagnavo  – PRIVANDO ME STESSA DI OGNI COSA

MIO MARITO ?
 Non solo non si preoccupa della mia solitudine. e  della mia sofferenza
 si permette di farmi scene di gelosia per telefono e di… chiedermi sempre più soldi
….– mi sento   una mucca da mungere


            Adesso    ho saputo che con i miei soldi si diverte con altre donne. 
Avrei dovuto  immaginarlo
Sono avvilita
Del resto anche in ITALIA I MIEI PAESANI CERCANO LE DONNE ERITREE SOLO PER I SOLDI CHE QUESTE GUADAGNANO

IO PENSO- SINCERAMENTE -  CHE GLI UOMINI SIANO INAFFIDABILI IN TUTTE LE PARTI DEL MONDO





  1. Fouzia

Non avevo ancora dodici anni quando le famiglie decisero che avrei dovuto sposare un  uomo  che mi avrebbe fatto vivere una vita migliore a Casablanca
Io giocavo ancora con  le caprette  ,  aiutavo la mia mamma e le mie sorelle a raccogliere i frutti della terra , a fare il pane, a tessere  i tappeti …
Per me tutto era un gioco. coccolata dall’amore dei miei
Non sapevo cosa mi sarebbe successo sposandomi  
Sentivo che se avessi lasciato la mia casa, la mia famiglia, i miei animali   sarei potuta morire
Avevo  molta, ma molta  paura

Si fecero le nozze ugualmente e mi condussero nella casa del mio “ sposo “
Piangevo-
 ero atterrita
 e in  quella prima notte di notte mi consolai portandomi a letto un grosso coltello da cucina con il quale minacciavo mio marito. Se si fosse avvicinato a me e mi avesse toccata  l’avrei accoltellato …
                       Così , tutte le notti, per una settimana-  nello strazio della mia angoscia  ….
….. lui fu paziente, sorrideva -  mi disse soltanto che se volevo così,  mi avrebbe ricondotta dalla mia famiglia
Sapevo quale vergogna sarebbe stata  per me e per tutto il mio villaggio – essere  “ri-consegnata “ alla famiglia di origine
NON VOLEVO CHE LA MIA FAMGLIA SOFFRISSE PER ME
RIMASI CON IL MIO SPOSO – IO BIMBA DI 12 ANNI CHE VOLEVA ANCORA GIOCARE….
Ho cinque figlie FEMMINE  un figlio maschio  ed una nipotina   che sono tutta la mia vita 
Sono felice che le mie figlie abbiano un destino diverso dal mio





  1. Mariam 

           
Evoco ricordi, sensazioni : la mia adolescenza  e la mia giovinezza , la mia casa
con i suoi odori, il senso di sicurezza che mi infondeva .
 La mia nonna  e la mia mamma. Bellissime. La loro femminilità nella loro bellezza.
Senza artifizi. Spontanea.
La ricerca della luminosità,  della morbidezza, l’ henne la pianta del paradiso, come alimentare la bellezza delle donne in modo naturale  e poi il matrimonio i preparativi sul mio corpo … Il giorno più bello della mia vita. Anche se mi sono sposata per volere dei miei genitori.

La mia giovinezza: nostalgia e tenerezza- mancanza di libertà e divieti.
Rimproveri regole rigide  e poi morbidezza luminosità, pelle morbida , mani decorate con l’henna , amiche, amore, affetti e spensieratezza …
Sono una ragazza che vuole correre, divertirsi, ho la mente libera, non ho pensieri.
Divieti si. Come vestirmi – come camminare- cosa non fare .
Cerco il ritmo per la mia vita. 
Non so ancora come possa trovarlo.
Devo stare attenta a non lasciarmi schiacciare, a non fare indigestione di sollecitazioni .
  Rischio di vivere nel turbine
Devo trovare il ritmo
  Voglio essere bella come la mia mamma
non ci riuscirò mai
  lei è bellissima
elegantissima
  raffinatissima
Sento che non potrò mai eguagliarla
Ma  le mie figlie no – loro devono avere il potere sul loro corpo- Non negarsi la bellezza
Se lo smalto colorato è un loro desiderio a loro compro smalti di dieci colori  diversi , uno per ogni unghia delle mani --I divieti che ho avuto io non devono ricadere  anche su di  loro

Io sento che alcune parole ormai mi appartengono : libertà, amicizia, amore, felicità, possibilità di scegliere.
Le mie radici sono anche quelle delle mie figlie ma le loro si intrecciano con la mia trasformazione.
Io sono tutto quello che ho vissuto e lo porgo  loro perché siano più consapevoli, più ricche,come persone  e più felici di me  --Anche a loro appartengono : la morbidezza, la tenerezza - delle mamme, delle nonne ,delle amiche, - il piacere dell’hammam , l’hennè naturale , strumento della tradizione o lo smalto per unghie  ritrovato moderno,-  i canti, i suoni, i sapori che  sono stati  miei e
prima ancora  di me, della mia mamma
 e ancora prima di lei  della mia nonna ….
            Le radici non si recidono – sono il nostro passato e senza passato non ci può essere futuro -
 Cerco il ritmo , il senso di appartenenza …posso non avere la mamma vicina , la nonna o  le sorelle e i fratelli ..  Posso ri-collocarmi,  trovare un altro senso di appartenenza , altri scopi nella  vita
   ma forte rimane sempre in me   il bisogno di  “comunità includente  “ di cui essere parte attiva
                       
Il tempo  passa … io  cerco il ritmo.





  1. Karima

Il nostro cammino migratorio  è un po’ difficile , come quello di tutti gli immigrati, a cominciare dal fatto che in Italia  la mia laurea non viene riconosciuta  e così tutti  I MIEI STUDI  SONO AZZERATI ED IO NON RIESCO A TROVARE LAVORO
Però nonostante le difficoltà, penso di essere fortunata ho una splendida famiglia - un marito che mi capisce e mi sostiene anche in questa impresa dell’associazione  e due bambini bellissimi, invece prima in Marocco tante mie amiche le facevano sempre visitare perché non si sposavano, e ci sentivamo in trappola.
Anni fa ho conosciuto delle donne italiane che sono diventate mie amiche e assieme abbiamo deciso di costituire una associazione di donne native e migranti – appunto
 ANNASSÎM che   in arabo significa ARIA FRESCA DEL MATTINO
 ---Questo nome l’abbiamo pensato perché vogliamo una ventata di aria fresca e pulita
 per ri-cominciare la mia nuova vita in Italia
 e per  la vita di tutte le donne  della nostra associazione che si impegnano contro l’ignoranza e
l’esclusione sociale delle donne migranti .. Questo in Marocco sarebbe molto difficile. Nel tempo libero ho scritto delle poesie, le mie amiche italiane mi hanno aiutato a pubblicarle e leggerle, ero tutta contenta e le ho mandate ai miei fratelli in Marocco, con la mia foto che hanno pubblicato sul giornale mentre leggevo. Mio fratello mi ha chiamato e mi ha detto: “Tu non sei mica andata in Italia per leggere le poesie”….

Il mio corpo non è stato violato, ma la mia anima non riesce mai a volare.



  1. Afef

Mio marito mi telefona quando torna dal lavoro, fa i turni, a volte alle 10 di mattina finisce, a volte alle 5 di pomeriggio. Se non ci sono, in casa, mi telefona. Stiamo in 7 nel bilocale del Comune, ho 5 figli, e lui mi telefona e mi dice di tornare. Se è mattina ho solo i due figli piccoli, due maschi, se no il pomeriggio li ho tutti quanti – ma magari qualcuno se lo prende una vicina, perché sono tutti alle elementari e me li portano a casa per aiutarmi. Quando lui chiama, so cosa devo fare. Lui mi vuole a casa perché ha le sue esigenze di uomo e ha voglia e allora mettiamo i bambini davanti alla tv e andiamo nell’altra stanza o anche nel bagno e lui mi fa quello che deve fare e poi io sono libera e vado avanti con la giornata. In Italia sto bene perché c’è sempre da mangiare. Non so leggere e scrivere ma parlo abbastanza bene perché non vado solo ai negozi islamici ma anche un po’ a delle scuole gratis di italiano dove si può stare anche coi bambini, come Annassim. Le italiane sono strane, mi fanno un po’ ridere e un po’ paura, a mio marito non piacciono e non vuole proprio sempre che le incontri, a volte non vuole e sto a casa.  Mio marito non vuole che prenda la pillola.




9.      Sanha

I miei genitori sono marocchini ma io sono italiana , sono nata ad Imola  e i miei amici sono italiani e marocchini : sono gli amici della scuola materna .
 Io ho cinque anni , mi piacciono molto  i miei compagni e le mie compagne , con loro mi diverto scherzo, gioco e le maestre ci fanno fare dei giochi bellissimi.

Con Luca un bambino con cui gioco  sempre  abbiamo imparato a scrivere le prime letterine dell'alfabeto italiano .
lui mi aveva detto che stavo diventando brava a scrivere e a parlare l'italiano, così gli ho dato un bacino sulla guancia e gli ho  regalato un bel disegno su un bigliettino di carta colorata e poi gli ho scritto anche   TI AMO
- io quella frase la sento sempre in televisione quando ci sono dei films  in italiano, oppure scenette anche nella tv marocchina come M2
ero molto contenta  ,  soprattutto dei miei progressi e del riconoscimento avuto  dal mio compagno Luca  così tornata a casa l'ho raccontato alla mamma .
Lei si è molto arrabbiata , mi dato uno schiaffo e per due giorni non mi ha mandato a scuola dove mi diverto tanto. per punizione ..
Adesso, sono meno contenta, ma so che non devo tradire la nostra religione : io sono musulmana e un uomo e una donna non si possono toccare se non sono sposati. Lo dianche il Korano


10.  Khaled

Mio figlio HA NOVE ANNI, è nato in Italia, io e mio marito siamo tunisini.

Frequenta la quarta elementare , un giorno la maestra chiama la madre - perchè il piccola aveva picchiato una compagna ... italiana
niente razzismo, niente antipatie personali, niente dispetti, niente giochi fra bambini, soltanto la sua compagna di banco Sabrina aveva voluto ringraziarlo con un bacetto per una caramella che lui le aveva offerto.
L'aggressività  eccessiva di Kaled non è una colpa , il piccolo ha difeso con orgoglio la sua identità di musulmano.
La madre era orgogliosa di lui - si era comportato  da vero musulmano , non avendo accettato il contatto fisico con la sua compagna di nove anni .
Tale pratica è concessa ad uomini e donne soltanto dopo il matrimonio -  lei ritiene  che ispirandosi e seguendo i principi del Corano la  vita felice sia perfetta




Io sono italiana. Manca un racconto, una conclusione che avrebbe dovuto fare una donna ceca, laureata in psicologia,  venuta in Italia PER AVERE SPOSATO UN ITALIANO DI CUI  ERA INNAMORATA. E’ dovuta  tornare d’urgenza al suo paese per motivi familiari … Noi non ci sentiamo di scrivere la sua storia, che lei avrebbe voluto raccontare con il suo italiano incerto ma anche con la forte emozione di chi ha  subito violenza e sopraffazione. Ve ne abbiamo raccontate altre - e altre ancora ve ne racconteremo.....

Grazie della lettura - e arrivederci!




(Progetto editoriale a cura di Lella Di Marco e Alessandra Lazzari)



 

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