SHEmum – La magia della lingua madre è un concorso di scrittura di fiabe per madri di origine straniera ideato dall'associazione di promozione sociale SHEnews, fondata da un gruppo di giornaliste e operatrici della comunicazione, immigrate e italiane, in collaborazione con il Centro interculturale Massimo Zonarelli.
Nell'ambito delle celebrazioni della giornata della lingua madre istituita dall'Unesco nel 1999 per promuovere la diversità culturale e il multilinguismo, il premio letterario ha tre grandi obiettivi:
1) chiamare alla scrittura le donne che, da sempre, inventano storie per i propri bambini e dare loro la possibilità di raccontarle nella loro lingua d'origine e, soprattutto, di renderle comprensibili anche a chi quella lingua non la conosce;
2) offrire ai piccoli lettori un ventaglio di racconti scritti nelle lingue più parlate dalle madri che abitano nel nostro paese;
3) realizzare un libro di favole in 10/15 lingue diverse (possibilmente quelle più parlate in Italia), tutte affiancate dal testo tradotto in italiano.
Chi può partecipare: le donne (ma anche gli uomini) di origine straniera, madri (e/o padri) o in attesa di diventarlo che alla data del 10 gennaio 2016 abbiano compiuto 18 anni.
Modalità di partecipazione: il concorso si rivolge direttamente ai cittadini (o in attesa di diventarlo) di origine straniera e residenti sul territorio italiano. Ogni partecipante dovrà scrivere una favola nella sua lingua d'origine e tradurla in italiano. I testi, rigorosamente inediti, non dovranno superare le 6.000 battute. Gli elaborati dovranno essere inviati in formato pdf entro e non oltre il 30 maggio 2016 all'indirizzo di posta elettronica: infoshenews@gmail.com.
Le favole scelte verranno illustrate da un gruppo di disegnatori indicati dall'organizzazione del concorso.
Obiettivo: realizzare una pubblicazione illustrata per i bimbi iscritti alla scuola dell'infanzia (nido e materna) e alla scuola primaria (elementari). L'obiettivo del concorso di scrittura è quello di realizzare una pubblicazione di favole scritte nelle lingue madri degli immigrati che hanno scelto il nostro paese come seconda casa. Lingue che, spesso, i figli che “vogliono essere italiani” - perché qui sono nati o cresciuti - tendono a rifiutare nel loro ancora “maldestro” tentativo di sentirsi uguali agli altri.
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