lunedì 15 febbraio 2016

Ni Reinas Ni Cenicientas

Ni Reinas ni Cenicientas. Questa frase è una di quelle che mi è sempre piaciute perché sono stata una bambina che preferiva le passeggiate nel quartiere in bici alle bambole, le escursioni alla ricerca di animali nel bosco e le partite di frisbee al gioco della cucina; sono sempre stata un po' un maschiaccio con il bisogno di uscire dagli schemi per stare bene, non ho mai voluto essere "né regina né cenerentola".
Ed è a questo che penso guardando le puntate di Ni Reinas Ni Cenicientas, la serie creata da Fabiola Calvo Ocampo, giornalista colombiana che da tre anni e mezzo ha intrapreso un progetto ambizioso e unico nel suo genere: un programma tipo documentario nel quale si cerca di arrivare alla quotidianità delle donne; si promuovono i suoi diritti e si dà loro voce. Sono artiste, donne che vivono per strada, sindacaliste, insegnanti, lavoratrice nel campo del riciclaggio, l'agricoltura, i campi di fiori e la prostituzione, dottoresse e anche manager; donne di tutti tipi e classi sociali che abitano a Bogotà, la capitale della Colombia.
Le loro storie sono narrate dalle protagoniste in prima persona: come sono le loro giornate, le lotte quotidiane per farsi strada in una società maschilista dove ogni cambiamento per la loro indipendenza può costare la tranquillità della vita famigliare, i figli e tante volte anche la vita.
Sono queste le storie che il programma presenta ai cittadini, un programma nato dalla Red de Periodistas de Colombia ( Rete di Giornaliste colombiane) con il sostegno della UNIfem (ONU per le donne), il Fondo per le Popolazioni delle Nazioni Unite, il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) e anche di diversi organismi del governo colombiano.
È apripista in America e anche in Europa, un programma che è riuscito ad entrare nelle case e ad attraversare le frontiere anche linguistiche per il suo modo di trattare le diverse problematiche delle donne, con uno sguardo giornalistico al femminile e tenendo sempre in primo piano l'importanza dei diritti delle donne.
Contribuire alla divulgazione di progetti come questo aiuterebbe molto anche alla presa di coscienza da parte anche dei ragazzi perché sono storie raccontate in modo autentico e in un linguaggio comprensibile; programmi che guardi volentieri perché le protagoniste sono donne come noi.

(Jhoana Ostos Tavera)

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