mercoledì 24 febbraio 2016

La mia giornata internazionale delle lingue madri

Figlio del mio paese uccidi il mio paese,
e poi volti le spalle alla realtà come se niente fosse
e su di me il corpo come quello di una spada,
scendo, oh scendo,
perché questo è ciò che sta accadendo (...)
I ragazzi hanno sentito che la libertà è alle porte,
così sono scesi in piazza e hanno cominciato a cantare,
a manifestare per la libertà... hanno visto dei proiettili
gli altri hanno detto:
noi siamo i vostri fratelli,
noi siamo i vostri fratelli e non vi colpiremo mai (...)
 




Con le parole tratte da Ya Hayef, poesia di Samih Shaqir, è cominciato il flash mob che la compagnia teatrale Cantieri Meticci ha messo in scena al Centro interculturale "Massimo Zonarelli" in occasione della Giornata internazionale delle lingue madri. Una giornata fatta di canti, balli e incontro tra diverse culture con una sola motivazione: l'integrazione.
I più piccoli scrivevano su fogli di carta i nomi delle loro favole preferite e alcuni pensieri nella propria lingua madre, poi li attaccavano alla "ruota delle favole" e ballavano attorno ad essa, sentendosi partecipi di qualcosa di importante.
È stata un'occasione per condividere e conoscere l'altro; un qualcosa che sembra scontato ma che in troppi si sono dimenticati...
Sono un individuo, una donna, una cittadina extracomunitaria, giornalista e madre; sabato 20 febbraio mi sono identificata con questi ragazzi del gruppo di teatro di Cantieri Meticci, ragazzi immigrati da paesi in zone di conflitto che con quelle poesie raccontavano un po' di quello che stanno vivendo in questo momento, della loro voglia di libertà e del bisogno di stare in un posto dove riuscire a crescere, a vivere. 
In tempi in cui devi subire tanti discorsi discriminatori su quanto «gli immigrati stanno togliendo ai cittadini di questo paese» e in cui, spesso, sono proprio le istituzioni a far passare questa informazione, forse basterebbe guardare alle nuove generazioni.

(Jhoana Ostos Tavera)







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