Sono arrivata in Italia per
motivi familiari. Lo stipendio di mio marito come collaboratore
domestico non era sufficiente per poter portare in Italia noi tutti. Così ha portato prima me. In questo modo, se avessi trovato un lavoro regolare
saremmo riusciti a portare anche i nostri bimbi.
Non è stato facile per me
venire qui. Dovevo lasciare i miei figli. Per fortuna, ho un fratello
a casa di cui mi fido molto e sapevo che li avrebbe accuditi come i propri
figli. Dovevo anche dire addio ad un lavoro in cui ero stata
recentemente promossa. E stavo per finire i corsi per la laurea
magistrale per la quale mi mancava solo un esame. Ma so anche che per noi
poveri, per chi appartiene a una classe medio-bassa come la mia, è un vantaggio lavorare all'estero. E
se non fosse stato per mia madre che lavora all'estero come infermiera, io e
i miei fratelli non avremmo potuto finire gli studi. E anche se stavo
già lavorando come dietologa, il mio stipendio non era abbastanza
per crescere tre bambini e mandarli a una buona scuola. Se non
riescono a finire l'università avranno poco o nessuna possibilità di
trovare un lavoro decente. Così ho fatto la valigia sperando di fare
la cosa giusta per la mia famiglia. Sono salita sull'aereo
promettendogli che avrei fatto di tutto per portarli qui ed ero molto
ottimista che avrebbero potuto avere pari opportunità. Quando
l'aereo è decollato, per ultima volta ho guardato la mia patria
chiedendomi quando l'avrei rivista.
Per fortuna, sono riuscita a
trovare un lavoro, anche se non parlavo ancora l'ítaliano. Ho
lavorato come donna delle pulizie per le persone che parlano inglese.
Quando ho imparato la lingua italiana, sono riuscita a trovare un
lavoro come babysitter per una famiglia italiana. Ho guadagnato
abbastanza soldi per poter aiutare mio marito nelle spese. Ma non è
facile avere un lavoro umile ed essere una straniera. Ci sono stati
momenti in cui pensavo che non sarei mai dovuta venire qua. Ci sono
momenti in cui mi dimentico chi sono.
Sono molto grata di ricevere un
sostegno morale dalla mia famiglia, dagli amici, e dalla comunità
filippina che ho trovato. Poco a poco ho cominciato a trovare uno
scopo per quella che sembrava la mia insignificante esistenza qui.
Una parte dello stipendio che ho guadagnato lo dono alle associazioni di
volontariato nel mio paese per i medicinali nelle tribù, per
l'educazione dei bambini che vivono nelle isole, e a un giovane
insegnante che insegna ai bambini per strada. Cento euro possono
veramente aiutare un medico e costruire una clinica in montagna. E la
stessa cifra può aiutare 200 bambini ad avere quaderni e biro. E la
stessa cifra puo sponsorizzare un insegnante a trascorrere una
settimana in un'altra città per insegnare ai bambini di strada.
Il mio desiderio è di aiutare
più persone nel mio paese. Se solo potessi sapere di più, credo che potrei aiutare più volontari. Vorrei che nel futuro la società filippina si integrasse di più a livello lavorativo e che le
persone non venissero identificate solo come professionisti domestici.
Lo so che ci sono molti ostacoli da superare, ma devo rimanere
ottimista. Ora che i miei figli sono qui e stanno andando bene a
scuola mi sento molto contenta.
La mia storia è solo una delle
tantissime storie di filippini che hanno fatto un gran sacrificio a
lasciare il proprio paese nella speranza di avere un futuro migliore.
Nel frattempo, dobbiamo continuare a muoverci come la vita si muove,
e deve essere un continuo cambiamento.
La strada che noi percorriamo non è facile, ma noi speriamo che ci porterà in un luogo che potremo chiamare la nostra casa. Può portarci indietro nel nostro paese oppure a piantare le nostre radici in un'altra terra.
La strada che noi percorriamo non è facile, ma noi speriamo che ci porterà in un luogo che potremo chiamare la nostra casa. Può portarci indietro nel nostro paese oppure a piantare le nostre radici in un'altra terra.
Elisha
Gay C. Hidalgo
Un
esempio di poesia filippina
(ha
scritto di Dr. Jose Rizal, eroe filippino, quando aveva solo otto anni)
Alla
mia gioventù
Se
la gente di una nazione certamente ama
il
regalo del cielo che è la sua lingua,
Così
anche ritroverà la libertà
Come
l'uccello che vola nel cielo.
Perchè
la lingua è una misura del valore
Di
città, nazioni e regni,
E
ogni persona allo stesso modo merita
Tutto
quello che spetta ad una nazione nata libera.
Uno
che non fa tesoro della propria lingua
è
peggio di una bestia e di un pesce putrido,
Perchè
lei dovrebbe essere alimentata volentieri
Come
le nostre madri ci ha nutriti.
La
lingua tagalog è come il latino,
Come
l'inglese, lo spagnolo, e la lingua degli angeli
Perché
era il Dio, nella sua saggezza
Che
ce l’ha donata, che l’ha data a noi.
La
nostra lingua è simile a quella degli altri,
Con
il suo alfabeto e le sue lettere,
Ma
è svanita come se una tempesta improvvisa avesse travolto
Una
barca in un lago tanto tempo fa.
In 2012, I became one of the 10
million Filipinos living abroad in search of work in hope of a better
future for their families and children. And my children became one
of the 9 million children who were left behind and are living without
one or both of their parents.
I came to Italy with a petition
visa from my husband. According to Italian law his salary as a
domestic helper was not enough to bring all of us with him. So I was
the first to go. In that way, if I could find a regular job we could
combine our incomes to get our children.
It was not easy for me to come
here. I had to leave my children behind. Fortunately, I still had a
brother back home who I trust to take care of them as his own. I
also had to say goodbye to a job wherein I recently just got
promoted. And I had to forget about the Master's degree I am just a
thesis away from finishing. But I also know the benefits of working
abroad for a low to middle class Filipino like myself. I am also a
daughter of an Overseas Filipino Worker. And if not for my mother
working abroad as a nurse, me and my siblings would not have been
able to graduate from college. And eventhough I was already working
professionally as a Nutritionist Dietitian, I know my salary was not
enough to raise three children and send them to good private schools.
And if they do not get a university degree, there will be an even
less chance of them getting a decent job in the future. So I packed
my bags with a hope that I was doing the right thing for my family. I
got on the plane with the conviction that I would do everything to
bring them with us here in Italy where I was optimistic for equal
opportunities for them. When the plane took off, I had one final
look at the country I grew up in wondering when I will be back again.
Fortunately, I was able to find
a job immediately eventhough I do not speak the language yet. I
worked as a cleaner for people who speak English. When I could speak
a little Italian already, I found work as a babysitter. I earned just
enough to help my husband pay the bills and send money back home. But
it is not easy to have a menial job and to be a foreigner at the same
time. There were times I wished I had never come. There were times
I almost forgot who I am.
I am grateful for the strong
support I have with my family, friends and the Filipino community I
found. Little by little I began to find a purpose to what seemed
like my insignificant existence here. Part of the money I earn I
send back home to help the causes support like medical services to
tribespeople, education for children living in islands, and a young
teacher educating children in the streets. A hundred euros could
already help one doctor build a small clinic in the mountains. The
same amount could help buy notebooks and pens for dozens of children
living in isolated and far flung islands. And the same amount could
also help sponsor one teacher to spend a week in another city to
teach more street children.
My wish for the future is that I
could help more people in my country. If I could only earn more, I
believe I could help support more causes. I also dream that one day
Filipinos here would become more integrated into the Italian society
and be given the same opportunities for higher education and
professions. I hope that we Filipinos and the other migrants be given
the chance to reach our full potential even in a foreign land. And it is very important that even in the process of
integration, we do not forget our cultural identity. I know there
are a lot of barriers to break here but I am keeping an optimistic
outlook in life. For the meantime, I am happy that my children are
already here with us and that they are experiencing good quality
education.
My story is only one of the
million stories of Filipinos who made the sacrifice to leave their
country in the hope of a better future. In the meantime we must
keep moving as life is and should be a series of transition. The
road we tread upon is not easy but we are all hoping it will lead us
to a place we can call home. Whether it will take us back to the
Philippines, or it would mean planting our roots in a new soil.
Elisha
Gay C. Hidalgo
For
anyone who wants to help and send donations to some causes and
individuals I support please visit the links below:
- https://www.youtube.com/watch?v=dGvCJ32kOyY
Dr. Roel Cagape047 NLSA, Lagao, General Santos City, Philippines 9500 -
Father Jose Martin Sibug, OP,Camiguin Norte Mission, c/o Biak na Bato, Sta. Mesa Heights, Quezon City (006327437762) https://www.youtube.com/watch?v=PRHxdc2bVbY
- Kino Balaga
at https://www.facebook.com/kerneilb3?fref=ts
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